Fermare la coscienza come energia non è possibile, in quanto ogni interruzione crea un blocco peccaminoso che fa da ostacolo all'identità della persona, inquinando la stessa coscienza ad effetto di boomerang.
La coscienza resa conoscenza è possibile solo a un 10% della sua trasformazione, in quanto oltre questo indicativo margine si invaderebbe con l'intelletto la sfera del mistero che in quanto tale resta una energia sempre in evoluzione e quindi impenetrabile in modo fisso, impossibile quindi di conseguenza ad essere oggetto di indagine e di approfondimento.
Solo lo scorrimento dell'energia corrente e incosciente della coscienza garantisce alla piena umanità della persona di irradiarsi, di essere recettiva, e quindi di rigenerarsi, accedendo al progresso di sé e di tutto attorno.
La saggezza in fin dei conti dista alquanto dalla conoscenza alla sua radice, in quanto attinge a una forma di energia non destinata a farsi nota e esaminabile oltre la sua coltre superficiale.
Ogni tentativo che miri a rendere intellegibile e razionabile la saggezza è destinato a far finire in emorragia la stessa ricerca del senso.
Mentre, per assurdo, accettando come limite della conoscenza l'emorragia del senso di ogni cosa, si può accedere all'esperienza della coscienza come energia corrente, rinnovante e progressiva.
In questo senso, ogni percezione del limite a livello di coscienza e non di conoscenza, attiva il progresso umano, mentre la possibilità esaltata in sé stessa porta come conseguenza la deformazione dell'identità umana e dell'universo, al senso quindi della delusione e alla stanchezza, alla sfinitezza di una ricerca che ha come oggetto soltanto illusioni e chimere.
La coscienza corrente - accolta in sé,in modo naturale e senza artificio - è quindi una corrente inconoscente, che rispettata come mistero, garantisce il progresso e l'equilibrio universale.