Ogni credo, indipendentemente sia religioso o laico, è sempre soggetto al virus del male che lo intacca e spesso ne prende il sopravvento, alimentando sempre più la logica del male, resa doppiamente ipocrita perchè giustificata da un ideale di vita personale e comunitario che si presenta come rinnovamento.
Ogni ideale, essendo soggetto alla disincarnazione, rischia cioè di avvalorare tutti quei sentimenti istintivi e quelle logiche di fanatismo che impediscono a chi lo professa come dogma, come credo, come emblema di libertà, di non essere ottuso e di non impedire all'altro l'espressione della diversità.
Ecco perchè è importante accedere subito al concreto nelle nostre idee, mettendole al vaglio dell'esperienza e del confronto che apre al dialogo della Verità.
Ogni dogma, specie professato da chi dice di non averne alcuno (ma già questo è un dogma), è pericoloso e insinua la mentalità dell'ipocrisia, che significa nascondere di propria volontà ogni dogmatismo fattosi personalismo dietro la bandiera del proprio io, dei propri interessi e guadagni materiali o morali.
Ogni credo, in questo senso, produce negatività e blocca l'evoluzione del pensiero umano, della cultura, del maturare dell'esperienza.
Come evitare questa "dittatura del credere"?
La prova, l'esperienza del confronto, il dialogo della diversità sono la garanzia che il credere è autentico, vivo e immune dall'invadenza e dal condizionamento del male.
Ogni volta che ognuno di noi, qualsiasi cosa creda, si mette in confronto con l'altro, ecco che supera l'ipocrisia del male nascosto sotto l'apparenza del bene, e evita di giustificarlo dietro un ideale bello, ma senza il valore e il senso dell'incarnazione nella vita, e quindi: vuoto.
Il credere, quindi, invece di riempire e colmare le lacune umane, per assurdo, ma in verità, svuota di senso, di valore e di sapore l'esistenza umana.
In effetti, la storia attraverso i vari credo esistenti non fa altro che distruggere e non costruire, in quanto avviene che le lotte personali, le diatribe di parte e le testardaggini dei convinti non aiutano, ma disabilitano il processo storico.
Come ritornare al dialogo, all'esperienza, come mettere in atto il confronto?
Accettando la storia nella sua involuzione.
Sì.
E questo non è affatto pessimismo, ma è cogliere la realtà della nostra storia umana che è nella fase tramontante dei valori, delle esperienze, delle speranze, dei progetti, delle energie.
Accettare il tramonto della nostra storia è imparare a invecchiare con essa, a preparare e prepararci alla fine, non tanto come tempo, ma come senso della relatività, che ci fa riscoprire la nostra identità per quelli che siamo, e ci aiuta ad essere più umili, più attenti a noi stessi, all'altro, alle cose.
Il credo, ogni credo, come potenza del male, indirettamente, procurandoci il male, ci sospinge in quello spirito iniziale della storia universale, dove tutto viene colto, riassunto e recuperato per vivere il presente con equilibrio, con serenità e con attenzione, cercando di credere non solo al nostro credere, ma anche in ciò che non crediamo ancora.
(Phisiolofhos II)